Commette il delitto di “atti persecutori” (c.d. stalking) “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita” (art. 612-bis c.p.).
Una persona ha le proprie abitudini, non entro nello specifico, ma tali abitudine limitano la libertà altrui e dunque l'altrui si oppone fortemente........a questo punto chi è il perseguitatore e chi è il perseguitato?
Dal punto di vista del primo soggetto, egli risultato perseguitato perché non può più fare liberamente ciò che faceva prima, dall'altro punto di vista è il secondo soggetto il perseguitato perché non può vivere la sua vita liberamente.
Non sono un tecnico di giurisprudenza, ma penso solo che questo è l'ambito caso di taluni avvocati che si vogliono arricchire. Già quando è reale e grave risulta difficile dimostrare lo stalking se poi questo lo si vuole fare dove non ci sono reali elementi che non ripicche diventa complicatissimo. Ma ci sono avvocati che contattati dai propri clienti, pur essendo più conoscenti di me della materia e della difficoltà del caso specifico, supportano le richieste di denunce, che scaturiscono in una controparte che a sua volta deve difendersi e dunque dare la procura ad un avvocato, si crea così a prescindere di come procederà, un giro di denaro sicuro a favore di chi accusa e di chi denuncia. Mi chiedo, ma il sistema così fatto è giusto? Tutto può solo basarsi sulla coscienza dell'avvocato contattato perché denunci un'altra persona per conto del suo cliente? La cosa mi lascia perplesso.
Ci tengo a precisare che i riferimenti sono a fatti di "ripicche" tra colleghi tra vicini di casa, non a cose importanti come lo stalking di ex amanti che leggiamo dalle cronache che alle volte finiscono male per richieste di denunce sottovalutate.
Una persona ha le proprie abitudini, non entro nello specifico, ma tali abitudine limitano la libertà altrui e dunque l'altrui si oppone fortemente........a questo punto chi è il perseguitatore e chi è il perseguitato?
Dal punto di vista del primo soggetto, egli risultato perseguitato perché non può più fare liberamente ciò che faceva prima, dall'altro punto di vista è il secondo soggetto il perseguitato perché non può vivere la sua vita liberamente.
Non sono un tecnico di giurisprudenza, ma penso solo che questo è l'ambito caso di taluni avvocati che si vogliono arricchire. Già quando è reale e grave risulta difficile dimostrare lo stalking se poi questo lo si vuole fare dove non ci sono reali elementi che non ripicche diventa complicatissimo. Ma ci sono avvocati che contattati dai propri clienti, pur essendo più conoscenti di me della materia e della difficoltà del caso specifico, supportano le richieste di denunce, che scaturiscono in una controparte che a sua volta deve difendersi e dunque dare la procura ad un avvocato, si crea così a prescindere di come procederà, un giro di denaro sicuro a favore di chi accusa e di chi denuncia. Mi chiedo, ma il sistema così fatto è giusto? Tutto può solo basarsi sulla coscienza dell'avvocato contattato perché denunci un'altra persona per conto del suo cliente? La cosa mi lascia perplesso.
Ci tengo a precisare che i riferimenti sono a fatti di "ripicche" tra colleghi tra vicini di casa, non a cose importanti come lo stalking di ex amanti che leggiamo dalle cronache che alle volte finiscono male per richieste di denunce sottovalutate.
Pillola di ..... pensiero
dal Vostro social blogger
Danilo Laganà
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